Si era dimenticata di aver ricevuto indicazioni sul modo in cui gestire i documenti riservati, di cui entrava in possesso in qualità di segretario di Stato, per colpa di una commozione cerebrale. Questo ha dichiarato Hillary Clinton agli investigatori che indagavano sul caso server di posta privati, come rivelano le trascrizioni degli interrogatori rese pubbliche dall'FBI.

Nelle 11 pagine che riguardano l'interrogatorio del 2 luglio, si legge che il potenziale prossimo presidente degli Stati Uniti ha anche ammesso di non aver nemmeno pensato lontanamente che la lettera "C" che contrassegnava alcuni dei documenti avrebbe potuto significare "confidenziale", ma, chi sa come, ha ritenuto che avesse a che fare con l'ordinamento alfabetico dei paragrafi (?).

Ora, a questo punto, se qualcuno comincia ad avere qualche dubbio che la signora Clinton sia adatta a ricoprire la carica di presidente degli Stati Uniti, non può certo essere biasimato. Anche se si trattasse dei sostenitori di Trump, cui però è facile replicare con il detto evangelico della trave e della pagliuzza.

Fra l'altro i problemi di salute la sessantottenne Hillary li aveva effettivamente avuti: una commozione cerebrale nel dicembre 2012 e un embolo il Capodanno successivo. Questo la costrinse a ridurre il carico di lavoro e a recarsi in ufficio solo per poche ore al giorno. Difficile che questo possa giustificare il fatto che si sia dimenticata di informative sulla sicurezza, non certo materiale di secondaria importanza. E, da quando aveva assunto la carica di segretario di Stato, nel 2009, non aveva mai ricevuto prima indicazioni sulle modalità con cui trattare documenti segreti?

Qualche dubbio in proposito la Clinton deve averlo avuto. Dai documenti dell'FBI, infatti, risulta che abbia contattato il suo predecessore, Colin Powell, per sapere come questi avesse fatto uso del suo BlackBerry personale fintanto che era stato in carica.

Powell le aveva risposto via email, raccomandandole estrema cautela, perché le email inviate tramite BlackBerry sarebbero potute diventare di dominio pubblico. Per quanto lo riguardava, ne aveva fatto un uso molto limitato e appoggiandosi a dei server che non conservavano i dati.

Quando nel marzo 2015 si venne a sapere che aveva usato dei server privati per la sua posta ufficiale, Hillary Clinton aveva ripetutamente smentito che quelle email contenessero informazioni riservate.

Secondo l'FBI questo non corrisponde a verità. Almeno 81 scambi di messaggi contenevano informazioni che in quel momento erano da considerarsi riservate, ma il numero complessivo potrebbe essere più alto ed arrivare fino a 2000.

In alcune email, ad esempio, si discuteva della pianificazione di futuri attacchi mediante droni e, come tutti i piani militari, sono dati da considerare segreti, secondo i criteri del governo Usa. Per la Clinton, invece, questo dipenderebbe dal contesto.

La pubblicazione dei documenti da parte dell'FBI, avvenuta, come spesso è accaduto in casi simili, il venerdì che precede un lungo week-end, in questo caso quello del Labor Day che si festeggia lunedì prossimo, potrebbe arrecare qualche danno al candidato democratico, se non altro in termini di immagine.

I sostenitori di Trump sono già partiti all'attacco su due fronti. Da una parte, affermano che l'indagine non doveva essere archiviata, perché ci sono elementi che testimoniano le responsabilità dell'ex-segretario di Stato, dall'altro mettono l'accento sui problemi di salute, che farebbero mancare l'idoneità all'assunzione della presidenza.