Per rendere questo inizio settimana scoppiettante, il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho - in una dichiarazione rilasciata a New York, di fronte a giornalisti - ha detto che il presidente americano Donald Trump ha dichiarato guerra alla Corea del Nord.

Per tale motivo - ha proseguito il displomatico - Pyongyang è pronta ad adottare le contromisure necessarie, tra cui l'abbattimento dei bombardieri americani, anche fuori dallo spazio aereo della Repubblica popolare.

«Il mondo intero deve ricordare che sono stati gli Stati Uniti a dichiarare guerra per primi al nostro Paese. Per tale motivo, avremo tutto il diritto di attuare contromisure, compreso distruggere i bombardieri Usa... anche quando non si trovassero nel nostro spazio aereo.» 

La dichiarazione segue lo scambio di battute al vetriolo, dello scorso fine settimana, tra Donald Trump e Kim Jong-un, adatte più ad una lite da bar che ad una crisi diplomatica, nonostante i due controllino un arsenale nucleare.

Quale sarebbe stata la mossa di Washington nel far ritenere alla Corea del Nord di essere in guerra con gli Usa? Probabilmente la missione aerea del 23 settembre, confermata dallo stesso Comando americano del Pacifico, in cui dei bombardieri B-1B Lancer, decollati da Guam, e scortati da degli F-15C Eagle, provenienti dal Giappone, hanno sorvolato un'area demilitarizzata dello spazio aereo internazionale al largo della costa della Corea del Nord. 


La missione, come affermato dallo stesso PacCom, è stata appronvata in risposta alle ultime provocazioni da parte di Pyongyang.

Nell'immediato, in risposta a quelle rilasciate dal ministro degli Esteri nordcoreano, non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte della Casa Bianca e neppure dichiarazioni social in 144 caratteri pubblicate tramite l'account twitter di Donald Trump.