Ricordate il tal Matteo Renzi che diceva che toccava agli altri partiti presentare il testo di una legge elettorale? Era compito loro... Non è chiara la logica che sottostasse a tale affermazione, comunque gli altri partiti lo hanno fatto... hanno presentato un loro testo.

Magicamente, però, come in tutte le faccende che riguardano lo statista rignanese ecco che quanto detto in precedenza non vale più. Il testo scelto dal relatore in Commissione Affari Costituzionali, basato su un sistema proporzionale, non è neppure degno di essere discusso. PD dixit.

Ed allora ecco che il Partito Democratico, che in Commissione ha i voti di maggioranza, smentendo quanto dichiarato in precedena da Renzi (non è una novità) boccia il testo e propone un modello di legge elettorale misto basato per metà sui collegi uninominali e per metà su quelli proporzionali.

Il testo - per esser verniciato con una mano di dignità istituzionale - è stato denominato Rosatellum facendo riferimento al capogruppo PD alla Camera, ma in realtà il vero artefice è Verdini che, tra ex berluschini, massoni veri o finti che siano, fallimenti bancari e processi in corso con relative condanne in primo grado ha tutti i requisiti necessari - almeno per il PD di Renzi - di essere l'autore su cu cui fondare la rappresentanza parlamentare della prossima legislatura.

Infatti, sebbene il PD si sforzi di chiamarlo Rosatellum, il vero promotore della legge è Denis Verdini.

Con il nuovo sistema, se dovesse passare, i parlamentari saranno eletti al 50% con il maggioritario e al 50% con il proporzionale, utilizzando una scheda unica. La soglia di un partito per essere ammesso in aula è posta al 5%.

Il Rosatellum, che ha per relatore Emanuele Fiano, ha depositato in serata il testo in commissione Affari costituzionali della Camera.

Nel caso il testo venga apportato senza modifiche, ogni elettore dispone di un voto da esprimere su un’unica scheda dove sono riportati il nome del candidato nel collegio uninominale e il contrassegno di ciascuna lista corredato dei nomi dei candidati nel collegio plurinominale.

Quindi, sulla stessa scheda c’è sia il candidato di collegio per la quota maggioritaria che le liste bloccate a lui collegate per la parte proporzionale comprendenti 2-4 candidati.

L'elettore può scegliere se votare il candidato di collegio e una lista a lui collegata oppure uno dei due.

Nel primo caso si vota soltanto per la quota maggioritaria, nel secondo, invece, automaticamente il voto va anche al candidato di collegio, ma senza la possibilità di voto disgiunto, come avviene per i sindaci.

I collegi sono 303 per la Camera (a cui vanno aggiunti i 12 del Trentino, quello della Valle d’Aosta e i collegi esteri) e 150 per il Senato. Hanno una grandezza di circa 600mila abitanti, come era già previsto nell’Italicum.

Un candidato, inoltre, potrà presentarsi fino ad al massimo in 3 collegi per quanto riguarda la quota proporzionale, mentre si può presentare soltanto in un collegio uninominale.

Questa legge dovrebbe approdare in aula a fine maggio.