Ieri sono stati celebrati ad Amatrice i funerali di alcune delle vittime del terremoto. Sotto una tensostruttura che ha protetto le numerose persone presenti dalla pioggia incessante che ha accompagnato per tutto il tempo la cerimonia, il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha officiato la cerimonia per 28 bare, ma ha ricordato, leggendone i nomi, gli oltri 200 morti del sisma. Un elenco agghiacciante, perché gli stessi cognomi ripetuti più volte hanno indicato che la sera del 24 agosto sono scomparse intere famiglie!

Alla presenza delle più alte cariche dello Stato che, come ad Ascoli, non hanno mancato di partecipare, monsignor Pompili ha pronunciato parole molto semplici e, per certi versi, anche scontate, ma che da molti sono state giudicate quasi assordanti: «Il terremoto non uccide. Uccidono piuttosto le opere dell'uomo.»

Probabilmente, in Italia non siamo abituati a vedere e valutare l'evidenza dei fatti. Quindi, chiunque ogni tanto la ricordi, sembra fare qualcosa di rivoluzionario.


Il vescovo ha detto che quei luoghi sono stupendi e sono stati resi tali dalla natura che, per dare quel risultato, si è servita nel corso degli anni anche dei terremoti. Pompili ha implicitamente detto che non possiamo sorprenderci di quanto è avvenuto, perché non è stato altro che la riproposizione di ciò che è accaduto anche in passato.

È quanto non è stato fatto per prevenire crolli, distruzione e morti, pur avendone oggi le capacità tecniche, è quello che ci deve stupire. È questo quello che il vescovo ha implicitamente fatto intendere con le sue parole, pur non dicendolo.

Inoltre, ha anche auspicato che la ricostruzione non diventi una «querelle politica» o una forma di «sciacallaggio» ma che possa far «rivivere una bellezza di cui siamo custodi.»

L'invito a non disertare quelle terre e a farle rivivere è l'esortazione con cui Monsignor Pompili ha concluso la sua omelia, ringraziando anche Papa Bergoglio per aver annunciato, non appena possibile, la visita nelle località colpite dal terremoto.

Insieme al vescovo di Rieti hanno concelebrato  Monsignor Krajewski, il vescovo emerito de L’Aquila, Giuseppe Molinari ed il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole.