Bomba non bomba. Questo è il dilemma. La televisione di Stato nordcoreana non ha avuto alcun dubbio ed ha annunciato che il test della bomba a idrogeno ordinato da Kim Jong-un ha avuto pienamente successo, siglando così un significativo passo avanti nel completamento del programma di riarmo nucleare del Paese.

L'annuncio della tv di Stato, a sua volta introdotto già alcune ore prima con l'anticipazione di un annuncio importante, è seguito alla pubblicazione di una foto (in alto) pubblicata dall'agenzia di stampa KCNA del ditattore nordcoreano che esaminava la testata di un missile balistico e alla successiva registrazione di una scossa sismica di magnitudo 6.3, avvenuta nei pressi di un sito in cui la Corea del Nord effettua i propri test nucleari, indicata come possibile se non quasi certa conseguenza del sesto test nucleare effettuato da Pyonyang.

La potenza del terremoto registrata è dieci volte superiore alle precedenti, ma non ci sono conferme che il test effettuato sia quello di una testata a idrogeno.

Questo, infatti, è l'argomento su cui esperti e consiglieri militari e non di vari paesi stanno dibattendo. Kim Jong-un sta da tempo tentando di installare una bomba a idrogeno su uno dei suoi missili balistici a lunga gittata. Questo significherebbe poter colpire, in linea teorica, anche la città di Chicago con una testata sicuramente più distruttiva di quella di una bomba nucleare del tipo di quelle che hanno colpito Hiroshima e Nagasaki. È in grado di farlo oppure no? Nessuno lo può dire con certezza.

Nel frattempo, il Giappone ha sollevato la questione di nuove sanzioni contro la Corea del Nord, che stavolta dovrebbero riguardare il commercio petrolifero.

Quale siano le finalità di Pyongyang non è comprensibile. Esercitare una pressione nei confronti della Corea del Sud è ipotizzabile, ma non se ne comprendono le finalità. Seul, ancora formalmente in guerra con Pyongyang, pensa a tutto fuorché ad attaccare il Nord. Allora le finalità sono quelle di inhvadere il Sud? Assurdo ipotizzarlo con un confine blindato con il supporto degli Stati Uniti e l'appoggio del Giappone.

Persino la Cina, alleato storico della Corea del Nord, ha preso le distanze dalle scelte politico militari di Kim Jong-un, appoggiando le sanzioni contro Pyongyang al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite... la Cina deve pensare ormai a mantenere buoni rapporti con l'occidente, Stati Uniti in testa, per supportare il proprio sviluppo economico.

Quindi, la Corea del Nord non agisce neppure per "interposta persona", supponendo che lo stesse facendo per conto della Cina. Forse è solo una questione di politica interna? La dittattura di Kim Jong-un, come quella dei suoi predecessori non ha certo prodotto benessere nella popolazione e la necessità di mantenere l'unità del Paese facendo leva sul nazionalismo in un perenne stato di possibile guerra permanente contro chiunque potrebbe essere una spiegazione logica.

Al di là di sapere quale sia il motivo che guida le scelte di Kim Jong-un, anche se non è da escludere una pura e semplice condizione di follia, non ci resta che rimanere con il fiato sospeso in attesa della prossima mossa in un escalation di scelte che lasciano sempre meno margini alla possibiltà che la vicenda possa concludersi pacificamente.