Ismail Haniyeh, leader di Hamas, martedì 12 settembre, era al Cairo insieme ad altri membri del movimento che hanno avuto una riunione con dei funzionari egiziani che supportavano, a loro volta, il loro ministro dell’Intelligence, Khaled Fawzi.

Che cosa è venuto fuori dall'incontro? Lo ha riassunto Hamas in una nota dove afferma che il movimento è “immediatamente” pronto a siglare un accordo con Fatah (il partito di Abu Mazen). Che cosa prevederebbe? La rinuncia da parte di Hamas al controllo di Gaza e la disponibilità a dar vita insieme a Fatah ad un governo di unità nazionale che indica le elezioni le elezioni. Tale esecutivo sarà responsabile dell’amministrazione dell’intero territorio palestinese (Striscia di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est) e verrà eletto in una conferenza da tenersi al Cairo.

A quanto pare, la politica messa in atto dal governo di Ramallah di rendere invivibile la vita nella Striscia di Gaza sembrerebbe dare i propri frutti. Hamas, per evitare le proteste o addirittura la rivolta dei palestinesi "prigionieri" a Gaza, sembrerebbe aver scelto di venire a patti con Fatah e Abu Mazen... e con lo stesso Egitto. In fondo, la riunione al Cairo ne è la riprova. Il regime di al-Sisi ha praticamente spodestato qujello democraticamente eletto dei Fratelli musulmni, da un cui costola Hamas è nato, anche se negli scorsi mesi ha pubblictao un nuovo statuto in cui ne prende le distanze.

A questo punto non rimane che da attendere per quella che sarà la risposta di Fatah. Le strade non sembrano comunque infinite. Da una parte c'è la possibilità di un accordo, dall'altra quella di continuare una politica di ritorsioni nei confronti di Gaza, in attesa che la popolazione si rivolti contro Hamas, che, in quel caso, difficilmente potrebbe presentarsi alle nuove elezioni per guidare il paese.

Quale sarà la stada che sceglierà Abu Mazen?