Continua a tener banco la polemica su cosa abbia detto o fatto Massimo D'Alema contro Giachetti e la riforma costituzionale renziana. Ma andiamo con ordine.
Repubblica, dopo aver confermato quanto aveva pubblicato nel suo articolo di ieri in risposta alle smentite della portavoce di D'Alema, oggi continua a ribadire la propria posizione con un nuovo articolo in cui si parla di tre riunioni e di una telefonata.

Le riunioni sono state, una, a Bari con i suoi fedelissimi, una, con i socialisti dissidenti e una, lunedì scorso, alla fondazione Italiani Europei. Il tema sempre il solito: far cadere Renzi con un voto sfavorevole ai ballottaggi delle Amministrative e votare No al referendum per la riforma costituzionale: «Far cadere Renzi a qualunque costo perché la riforma è un pasticcio, è un presidenzialismo mascherato e senza alcun contrappeso».

Per quanto riguarda la telefonata, invece, è stata fatta, per due volte, al critico d'arte Tomaso Montanari perché accettasse l'offerta del Movimento 5 Stelle per fare l'assessore alla cultura nella giunta Raggi.

Ma D'Alema non si scompone. In un'intervista a La Stampa, ridimensiona quanto da lui affermato, catalogandolo come semplici battute, e dichiara: «Si tratta di una vera e propria montatura contro di me, frutto del fatto che stanno cercando un capro espiatorio perchè temono, domenica, risultati molto deludenti rispetto alle attese. È una palese manovra da parte di quello che è in realtà un house organ del Partito del Nazareno».

Sarà sicuramente così, ma è divertente sentire D'Alema ipotizzare sicuri disastri per l'esito del voto di domenica, mentre smentisce una ricostruzione che, in sostanza, auspicava lo stesso risultato.

Ed è proprio in riferimento a questa arguzia o doppiezza, come più realisticamente la chiama Fabrizio Rondolino in un suo articolo su l'Unità, che il PD vuole chiarezza: «Alla smentita di D’Alema, diramata ieri mattina, manca l’unica frase che dovrebbe esserci: “Domenica, naturalmente, voterò Giachetti, il candidato del mio partito”».
Al momento, per la cronaca, nessuno l'ha sentita pronunciare.