L'ultimo comunicato ufficiale rilasciato da Unicredit risale al 3 maggio. Sulla vicenda Boschi sono state fatte filtrare solo delle indiscrezioni con cui la banca afferma di non aver ricevuto alcuna pressione politica in merito al possibile acquisto di Banca Etruria.

Quella che i media hanno fatto passare come una smentita, in realtà non smentisce nulla di quanto ha affermato Ferruccio De Bortoli nel suo libro di prossima uscita, Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo.

Se ad Unicredit non fosse stata fatta alcuna richiesta di acquisto per Banca Etruria, l'istituto avrebbe semplicemente fatto sapere, anche ufficialmente, che tale richiesta non era mai avvvenuta. Invece, Unicredit ha solo detto di non aver ricevuto pressioni politiche, cioé insistenze o possibili ritorsioni, affinché acquistasse Banca Etruria.

Quindi, per la sottosegretaria Boschi, rimane ancora un grosso problema di credibilità, anche perché i diretti interessati ai fatti non smentiscono quanto trapelato. O meglio, l'ex a.d. Federico Ghizzoni tace, mentre Ferruccio De Bortoli conferma quanto ha scritto.

Inoltre, all'interno di Unicredit - anche se questo non dimostra niente - esisterebbe un dossier su Banca Etruria, pur non essendo ancora chiaro quando sia stato aperto.

Il fatto in sé che un ministro, che non ha neppure competenze in materia di economia e banche, chieda ad una banca di acquistarne un'altra in difficoltà è alquanto anomalo e probabilmente problematico dal punto di vista di possibili azioni distorsive relative al mercato azionario.

Mettiamo, se il fatto venisse confermato, che la Boschi abbia agito in buona fede... per salvare gli azionisti soci della banca. Va però ricordato che oltre Banca Etruria ad essere in difficoltà vi erano altre tre banche, poi, insieme ad Etruria, tutte fallite. Pertanto, perché la Boschi avrebbe dovuto salvare solo la banca aretina?

A questo punto si potrebbe dire perché così avrebbe salvato il "babbo" che in quel momento ne era diventato vicepresidente, oppure perché avrebbe salvato un sistema di potere e finanziamenti legato al proprio collegio elettorale... Ma, è giusto sottolineare che queste sono soltanto ipotesi.

Va ricordato però che il caso si basa su delle affermazioni, confermate e non smentite, di persone che hanno acquistato nei rispettivi settori una credibilità che difficilmente metterebbero a repentaglio sostendendo il falso in una faccenda che ha acquistato, e non poteva essere altrimenti, tanta visibilità.

Questo fatto non è così marginale come qualcuno potrebbe pensare. Maria Elena Boschi non solo avrebbe avuto nella vicenda un evidente conflitto d'interessi, ma avrebbe poi detto il falso in Parlamento in relazione ad un suo interessamento sulla vicenda. Va bene che in Italia i politici che mentono non sembrano far notizia, ma in questo caso vi sono ripetute dichiarazioni da parte della Boschi che difficilmente potrebbero essere ignorate.

Inoltre, va sottolineato il ruolo di Maria Elena Boschi all'interno del PD di Renzi per fare un punto sul renzismo e sulle novità per ora portate nella politica italiana. Il nucleo del cosiddetto giglio magico renziano è costituito dal direttivo della Fondazione Open che raccoglie le donazioni a supporto dell'attività politica di Renzi con Alberto Bianchi (Presidente), Maria Elena Boschi (Segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti.

Su Alberto Bianchi si indaga per chiarimenti sulle consulenze da lui fatte a Consip, Luca Lotti è indagato per aver rivelato che su Consip era in corso un'inchiesta, Maria Elena Boschi avrebbe cercato di far acquistare la banca dove il "babbo" era vicepresidente. Su Marco Carrai possiamo dire che, per conflitto d'interessi, è stata bocciata all'ultimo momento la sua candidatura a presiedere una struttura che avrebbe dovuto coordinare e proteggere la rete informativa delle istituzioni del paese.

Tacendo su Renzi e famiglia (intesa come babbo), il quadro che si delinea è che il nuovo modo di fare politica di Matteo Renzi, che gli ha permesso di impadronirsi del Partito Democratico e del governo del paese, non è affatto nuovo come ha voluto far credere. Anzi è così usato e abusato che in Italia lo abbiamo visto fin dai primi anni della Repubblica. Ed è arrivata l'ora che tutto ciò si dica chiaramente.