La possibilità che le sedi sociali di Milan e Inter vengano trasferite in via Paolo Sarpi può essere la logica conseguenza delle trattative che potrebbero far passare le quote delle due squadre milanesi a degli azionisti di maggioranza cinesi.

Silvio Berlusconi ha già ampiamente annunciato che è intenzionato a vendere le sue quote ad una cordata di imprenditori cinesi di cui dovrebbe far parte il proprietario di Alibaba. Le trattative dovrebbero concludersi entro la metà di giugno, settimana più settimana meno.

L'Inter è già ampiamente orientale, ma anch'essa pare destinata a diventare cinese. L'indonesiano Erick Thohir dopo esserne diventato azionista di riferimento sta trattando la vendita delle sue quote ai cinesi di Suning Commerce Group, colosso che opera nel settore della vendita al dettaglio di elettrodomestici e prodotti di elettronica, dopo che aveva parlato di un ingresso dell'azienda cinese come socio di minoranza e stabilito i programmi, anche con l'attuale tecnico, per la prossima stagione, calciomercato compreso.

Ed è proprio Mancini, anche se i pare debbano continuare ad esser usati senza alcuna parsimonia, che oltre a rimaner sorpreso della decisione di Thohir avrebbe anche deciso di far le valigie e cambiare aria, a causa del fatto che la programmazione fin qui fatta con il presidente indonesiano potrebbe andare in fumo con quello made in China. Ma non ci sono problemi, dato che si fanno gà i nomi dei sostituti, da Prandelli che però è già quasi da considerarsi un dipendente di Lotito sino a Simeone, fresco dell'ennesimo secondo posto in Champions, che ha chiesto investimenti (quasi) faraonici alla proprietà alla proprietà dell'Atlético per la prossima stagione.

Le due squadre milanesi che passano di mano e diventano cinesi, senza dimenticare che la Roma è americana, il Bologna è canadese e che la Juventus, in fondo, tanto italiana non lo è più, sono la logica conseguenza del fatto che il calcio ormai è diventato realmente uno sport mondiale, i campionati non sono più solo un fatto che riguardi i tifosi locali (la Roma ha giocato una partita di campionato con una scritta in cinese), e che l'imprenditoria italiana non è più in grado di supportarne e sopportarne i costi.
Questo è solo l'inizio di una nuova tendenza? È probabile, anche perché in Inghilterra è già accaduto e nessuno più si stupisce.