Referendum costituzionale: domenica 27 novembre o domenica 4 dicembre. Queste le due date su cui il Consiglio dei Ministri n. 132 del 26 Settembre 2016 era chiamato a decidere per lo svolgimento del referendum ex articolo 138 della Costituzione.

Il CdM ha deliberato che il referendum confermativo alle modifiche della legge costituzionale si terrà il 4 dicembre.

Il testo su cui gli italiani saranno chiamati ad esprimere un Sì od un No, riguarderà le «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016».



Questa è l'unica decisione presa dal Consiglio dei ministri di oggi ed annunciata in conferenza stampa dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti.

Il quesito approvato dall’Ufficio centrale per il Referendum presso la Corte di Cassazione l’8 agosto scorso ha innescato numerose perplessità e l'ennesima diatriba tra le forze politiche pro o contro il referendum. Il testo del quesito, riassuno in titoli, è una specie di assist per il comitato del Sì, considerando che quanto si chiede è condivisibile da tutti, anche da chi è contrario alla riforma.

Il problema, però, è come tali titoli sono stati sviluppati che ha fatto, ad esser cortesi, storcere il naso a molti. Il contenuto della riforma, infatti, è nella sostanza raffazzonato, insensato, mal scritto, contraddittorio... insomma, del tutto insensato.

Ed è alquanto preoccupante che il testo che dovrebbe garantire la corretta funzionalità di uno Stato sia scritto in modo da rendere l'andamento di quello Stato un caos.

Per questo, alcune associazioni di categoria, hanno annunciato il ricorso al TAR per modificare il quesito giudicato fuorviante.