Indro Montanelli è considerato da molti, si sa,  il più grande giornalista, oltre che saggista, del novecento italiano.

Negli ultimi anni, però,  si sono affacciate alcune ombre sulla vita del "principe dei giornalisti", in quanto sembra che la storia da lui raccontata, (in relazione al suo periodo fascista e più specificamente, durante la seconda guerra mondiale), raccoglierebbe elementi  differenti dai fatti successivamente  accertati.

Non è esente da queste ombre  (anche se con la dovuta distanza e per ragioni differenti) uno dei suoi allievi, Vittorio Feltri, direttore di "Libero". Ritornato alla guida del quotidiano, da lui fondato, avendo  partecipato al golpe perpetuato nei confronti  di Maurizio Belpietro, anche se ufficialmente la cooptazione è avvenuta per motivi legati a problemi di gestione economica dello stesso giornale.

E' nota la posizione assunta dal nostro direttore in tema di referendum costituzionale,  "IL REFERENDUM FA SCHIFO MA NON FARLO ADESSO SAREBBE PEGGIO" e per dare prova, di essere un uomo con la schiena dritta, non ha perso tempo nell'affermare "MEGLIO MORIRE RENZIANO CHE FIGLIO DI PUTTANA"

Contemporaneamente "Libero", ispirato dal "neo renziano", ha dato il via alla raccolta delle firme per sostenere un referendum  affinché l'Italia esca dalla UE, perché si  sottolinea "ci sta a cuore la democrazia".

Non si capisce, però,  sino a che punto il popolo abbia titolo a essere chiamato per esprimere la propria volontà. Sempre il nostro direttore, seccato che la riforma di Renzi  debba subire l'onta del giudizio popolare, ci da una sua diversa visione del significato di "democrazia" e come un bravo padre di famiglia tuona "I REFERENDUM CONFERMATIVI  SONO TUTTI DELLE BOIATE PAZZESCHE E ANDREBEBRO ABOLITI, PERCHE' AFFIDANO AL GIUDIZIO POPOLARE NON QUESTIONI SEMPLICI MA ASSAI COMPLICATE, TECNICHE CON CUI SOLO GLI SPECIALISTI HANNO DIMESTICHEZZA".

Ognuno di noi,  dotato di onestà intellettuale e di una normale capacità di analisi, capisce che la riforma costituzionale, che si andrà a votare, diciamo prima di natale p.v.,  abbinata alla nuova legge elettorale, diventeranno un cocktail letale per il popolo italiano. Già ora, il nostro paese presenta un grosso deficit di democrazia. Per l'informazione televisiva (dopo la spartizione delle reti RAI tra i vari partiti, ora c'è un unico partito), per quella dei giornali, ma soprattutto perché la delega del cittadino viene utilizzata, molto spesso, a proprio piacimento del politico eletto,  diversamente dal mandato ricevuto.

 In poche parole, se vince il "SI", vince Renzi,  vince la Troika (il vero mandante di questa riforma), e dobbiamo dire addio alle nostre speranze di sovranità del popolo. E' chiaro che, il nostro Presidente del Consiglio, intascando la vittoria al referendum, non si farebbe certamente scappare l'occasione di tenere il potere per moltissimo tempo, con la soddisfazione dei "suoi amici" tedeschi.

 Se vince il "Si", Vittorio Feltri sarà contento.

 In questo caso,  la sua rappresentazione teatrale, una farsa in scena in questi giorni, dal titolo "Referendum per l'uscita dall'Europa",  verrà velocemente ritirata , giustificando la chiusura  per scarsa partecipazione da parte del pubblico.