Un soldato israeliano, questa mattina, è stato condannato a 18 mesi di reclusione da un tribunale militare per aver assassinato un palestinese che aveva cercato di accoltellare un soldato israeliano. Descritta così, la vicenda potrebbe esser scambiata per un caso di legittima difesa, facendo apparire fuori luogo sia il verbo assassinare che la condanna.

Ma i fatti sono andati diversamente e di legittima difesa non c'è traccia... anzi. Negli ultimi giorni di marzo dello scorso anno, ad Hebron in Cisgiordania, due palestinesi - Abdel Fattah al-Sharif e Ramzi Aziz al-Qasrawi - cercano di accoltellare due soldati israeliani. Un soldato rimane leggermente ferito, gli israeliani rispondono facendo fuoco e i due attentatori vengono fermati. Ramzi Aziz al-Qasrawi rimane ucciso all'istante, mentre Abdel Fattah al-Sharif resta a terra ferito. Ad alcuni metri di distanza il coltello che aveva utilizzato.

Sul posto arrivano tre ambulanze. Viene prestato soccorso solo al soldato israeliano le cui condizioni, però, non destano alcuna preoccupazione. Il palestinese che invece giace a terra con una ferita d'arma da fuoco viene completamente ignorato. Ad un certo momento, sono passati 11 minuti dall'agguato, un soldato israeliano carica il proprio fucile e spara alla testa di Abdel Fattah al-Sharif che giace a terra. La scena è ripresa da un attivista di una ong israeliana.

A commettere l'omicidio è il sergente Elor Azaria (allora diciannovenne), appartenente al corpo medico della Brigata Kfir. Le immagini sono inequivocabili e l'esercito non può ignorarle, soprattutto perché sono state subito rese pubbliche.

Così Azaria viene rinviato a giudizio. Oggi è arrivata la sentenza che ha "punito" Elor Azaria con 18 mesi di reclusione, riconoscendolo colpevole di omicidio colposo (!). In pratica, si tratta di una condanna minima che non poteva essere evitata considerata l'evidenza delle immagini che raccontano l'accaduto. E questo nonostante Elor Azaria, come riconosciuto nella stessa sentenza, non abbia mostrato alcun pentimento per il suo gesto, da lui giustificato con la vicinnaza del coltello nei pressi del ferito e con la possibilità che il palestinese indossasse una cintura esplosiva.

Inoltre, durante il processo, un soldato israeliano ha testimoniato che Elor Azaria, mentre stava tirando il grilletto, ha pronuciato queste parole: "Merita di morire".