«Esprimo la mia più totale soddisfazione per l'esito dell'operazione» ha detto il ministro ringraziando «di vero cuore» l'agente scelto Cristian Movio, rimasto ferito nell'operazione, «per la professionalità che ha dimostrato insieme al suo collega», l'agente Luca Scatà.

In tal modo, il ministro dell'Interno, Marco Minniti, si esprimeva durante la conferenza stampa in cui stamani ha annunciato l'uccisione del terrorista tunisino Anis Amri.

Marco Minniti non è un neofita delle problematiche di sicurezza, anzi l'esatto contrario. Come pubblicato sul sito del ministero, è stato Fondatore e Presidente della fondazione Intelligence Culture and Strategic Analysis (Icsa), centro di analisi ed elaborazione culturale che tratta i temi della sicurezza, della difesa e dell'intelligence, che ha lasciato nel 2013 prima di assumere l’incarico di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.

Pertanto, che il ministro dell'Interno abbia permesso di risalire all'identità degli agenti che hanno ucciso un pericoloso terrorista legato all'Isis è alquanto incredibile, considerata la pericolosità dell'organizzazione e l'alta probabilità della presenza di terroristi appartenenti a tale organizzazione anche nel nostro paese.

Tanta è stata la leggerezza nel trattare l'argomento, che sui giornali sono finite pure le fote e le località da cui i due poliziotti provengono.

L'immagine in testa all'articolo non vuole essere una provocazione, quanto una preoccupazione per le possibili conseguenze che la leggerezza dimostrata dai vertici delle nostre istituzioni potrebbe avere.

Nelle operazioni contro mafia e terrorismo, gli agenti che vengono filmati sono sempre resi irriconoscibili da dei passamontagna. Non solo non vengono resi noti i loro nomi, ma non vengono neppure mostrati i loro volti.

Non si capisce, pertanto, il motivo di tale leggerezza dimostrata in questa occasione.