Il procuratore generale dello Stato, José Manuel Maza, non esclude di poter arrestare il presidente della Generalitat Catalana, Carles Puigdemont, per il reato di malversazione, per aver speso dei fondi pubblici per organizzare il prossimo referendum del 1 ottobre, per l'indipendenza della Catalogna, vietato dal governo nazionale. 

Nonostante divieti, arresti e minacce di arresti, Puigdemont ha assicurato che domenica prossima a Barcellona e in tutta la Catalogna, i cittadini, potranno esprimersi sull'indipendenza della regione. 

Per tale motivo, Madrid, appellandosi a ragioni di sicurezza, ha annunciato l'invio di nuove forze di Polizia e Guardia Civil a supporto dei Mossos d'Esquadra - la forza di polizia regionale - i cui numeri non sarebbero giudicati sufficienti per mantenere l'ordine pubblico. 

Nel frattempo, il Procuratore generale della Catalogna, José María Romero de Tejada, ha ordinato al capo dei Mossos d'Esquadra, Josep Lluis Trapero, di inviare i propri uomini nei vari collegi presso le sedi indicate per il voto, per sequestrare il materiale necessario allo svolgimento del referendum. 

In una dichiarazione di martedì, l'ex presidente della Catalogna, Artur Mas, ha detto che la dura risposta di Madrid, sia dal punto di vista politico che giudiziario, ha già praticamente sancito la divisione della regione dal resto della Spagna, al di là che si celebri o meno il referendum. 

Mariano Rajoy è intanto volato negli Usa per un incontro con Donald Trump. Il referendum del 1 ottobre non è nell'agenda dei colloqui.