Lo strano caso dell'acquisto del Milan continua a far parlare di sé. Il motivo lo ha fornito il sito web Calcio e Finanza che ha pubblicato un documento di cui è venuto in possesso, relativo all'ultima tranche pagata a Fininvest dall'acquirente cinese in pectore.

Finora, la storia travagliata del passaggio delle quote di maggioranza del Milan da Finivest alla nuova proprietà cinese rappresentata da Sino-Europe Sports Investment può riassumersi nel modo seguente.

Prima della firma del contratto di acquisto, i cinesi hanno versato una caparra di  oltre 10 milioni di euro per confermare il loro reale interesse nell'operazione. Logico. Successivamente, al momento della firma, il pagamento del 99,93% delle quote non poteva avvenire in un'unica operazione.

Il primo slittamento ha permesso a Finivest di ricevere comunque un anticipo di 100 milioni di euro. Alla successiva data di chiusura dell'affare, i problemi relativi al trasferimento dell'intera somma erano ancora presenti, così Fininvest, magnanimamente, ha concesso all'acquirente una nuova scadenza, a inizio marzo del 2017, in cambio del pagamento di altri ulteriori 100 milioni. E così, a metà dicembre, Sino-Europe Sports Investment ha pagato i soldi pattuiti.

La trattativa, agli occhi di chiunque abbia già poca dimestichezza nel districarsi con le migliaia di euro, considerando le cifre in ballo fa girare la testa. Però, non può non far sollevare qualche perplessità.

Ma come è possibile, si domanda il classico uomo della strada, che uno possa accettare delle condizioni contrattuali che lo costringono a versare 200 milioni di euro senza ricervere niente in cambio?

Certo, esiste l'impegno che tale importo sia da considerare come anticipo sulla cifra totale pattuita per l'intero acquisto delle quote, ma perché non pretendere che comunque 200 milioni di euro non possano servire per acquisire un corrispondente numero di quote della società? Magari con una penalizazzione in caso la Sino-Europe Sports Investment non riuscisse a completare l'acquisto.

Era una possibilità illogica? Difficile crederlo. Avrebbe tutelato entrambe le società. Adesso, invece, esiste una società, Finivest, a cui, in teoria, Sino-Europe Sports Investment avrebbe finora regalato 200 milioni di euro... in cambio di nulla!

Ma siamo sicuri che i soldi finora versati a Fininvest vengano dalla Cina e da Sino-Europe Sports Investment? Qui interviene il sito Calcio e Finanza che, con un documento di cui è venuto in possesso, ci informa che perlomeno gli ultimi 100 milioni di euro non sono venuti dalla Cina, bensì da uno dei paradisi fiscali più famosi al mondo: le Isole Vergini Britanniche.

Una società del luogo, la Willy Shine International Holdings con sede a Tortola, ha versato 830 milioni di dollari di Hong Kong ad un'altra società locale, la Rossoneri Sport Investment che contolla la società Rossoneri Champion, sempre con sede ad Hong Kong, il cui capitale societario è stato messo a garanzia dell'operazione. 

Ma, dato che l'operazione di acquisto del Milan non è conclusa, la Willy Shine International Holdings, come contropartita dei soldi prestati, non sembra aver molto in mano. Sui documenti relativi alla transazione, nomi e firme sono cinesi.

Adesso, non resta che attendere che cosa accadrà a marzo per sapere se l'acquisto del Milan andrà effettivamente in porto, se verrà versata un'altra caparra magari ancora proveniente da un paradiso fiscale oppure se la trattativa si interromperà definitivamente. In tal caso, Finivest avrà incassato 200 milioni con cui potrà ripianare con le banche creditrici gli attuali debiti della società rossonera.

Comunque andrà, per Silvio Berlusconi sarà sempre un finale a lieto fine.