VanityFair, anche nella sua edizione italiana - compresa quella digitale - ci può dire tutto quel che c'è da sapere su celebrity, attualità, costume, moda, bellezza, cinema, musica, tv, benessere, viaggi, food e gossip.

A quale o a quante di queste categorie possa essere riferita l'intervista a Matteo Renzi non è da sapere, comunque, è sempre più probabile conoscere il vero Renzi pensiero su questo tipo di media perché vi aderisce molto bene sia in ampiezza che in profondità.

Di seguito, le anticipazioni riportate sul web da VanityFair rispetto a quanto sarà disponibile nella versione su carta, in edicola dal 9 agosto.

Tra le dichiarazioni di lancio scelte dalla rivista, quella di apertura è dedicata ai "leccaculo", tema su cui Renzi - ed in questo caso sarebbe difficile non esser d'accordo con lui - afferma di essere più che esperto: «Li ho visti i leccaculo professionisti, potrei tenere un corso per riconoscerli. Non lo immaginavo, ma la discesa dal carro è un momento spassoso: quelli che prima ti adulavano, smettono di salutarti. Ma è un gioco e io sto al gioco».

Dai "leccaculo" si passa alla famiglia, e non si sa se questo lo possiamo definire un volo pindarico o un'associazione d'ideee, la rivista non lo spiega.
«È stata molto brava Agnese, quando ha deciso che loro non sarebbero venuti a Roma. Io, all’inizio, non ero d’accordo, ma con il senno di poi le do ragione. Stare a Pontassieve ha consentito ai miei figli di vivere una vita normale. E avere, al massimo, solo qualche compagno che li prendeva in giro per il referendum o per la mia pronuncia inglese, ma niente di più».

Non ci sono dubbi invece sulla correlazione seguente, quella relativa alle problematiche educative dei pargoli renziani e dei dubbi della consorte, Agnese Landini, di passare da rompiballe, asfaltando al marito la strada del bonaccione e del simpticoine.
«Ci sono state delle cose da calibrare. Per esempio il fatto che io tornassi a casa e mi mettessi a loro disposizione per giocare alla playstation o fare solo cose divertenti.

Agnese sosteneva che non fosse un atteggiamento educativo. Diceva: non è che io sto sei giorni qui a spaccarmi la schiena, e poi arrivi tu e fai lo splendido. Però ci sono stati anche momenti spiacevoli per me, per esempio quando i miei figli non mi volevano alle loro partite perché avevo 10 persone di scorta. Adesso che sono più spesso a casa faccio le cose normali che fanno tutti i papà, tipo mettere la sveglia alle 3 di notte per andare a prendere mio figlio dopo una festa. E non sentire la sveglia…».

Infine, tra quelle selezionate, una domanda sui suoi rapporti con il padre, tanto ficcante - giornalisticamente parlando - che nel calcio sarebbe definita un assist.
«No, credo di no. Ma fa male, molto male. E quando lui, qualche settimana fa, si è operato al cuore e l’ho visto sul lettino in ospedale, ho pensato fosse colpa mia. C’era mia madre con me e mi è sembrato di vedere nel suo sguardo lo stesso mio dubbio. Mi sono venute le lacrime agli occhi, ma le ho trattenute, e nessuno si è accorto di nulla [evidentemente le ha trattenute per non farsi vedere e per farlo poi sapere a tutti su VanityFair, ndr.].

Detto questo, penso che il procedimento contro mio padre sarà archiviato anche stavolta: non c’è nulla di nulla, se non il cognome che porta. Ma saranno i giudici a decidere, io intanto aspetto di sapere i nomi di chi ha falsificato le prove contro l’allora premier. Nessuno ne parla, ma a livello istituzionale questo fatto è di una gravità inaudita».

Naturalmente nulla deve esser stato chiesto a Renzi, e neppure lui deve averne parlato, sul fatto che la gara d'appalto Consip da 2,7 miliardi di euro per la gestione dei servizi nella pubblica amministrazione, relativa a quell'inchiesta, potrebbe essere stata truccata come riportato dal Corriere anticipando la conclusione contenuta nella relazione dell'Anac, l'autorità Anticorruzione, per il fondato sospetto di un "accordo di cartello" fra tre imprese concorrenti per spartirsi i lotti principali, escludendo così le altre aziende.

Sicuramente, se la notizia venisse confermata, la gravità per Renzi sarebbe del tutto irrilevante, anche se i vertici Consip, tra amministrazione diretta e organi di controllo, erano stati nominati "dall'allora premier", proprio lo stesso che risponde al nome di Matteo Renzi.