Aggiornamento ore 21. L'affluenza è stata intorno al 90%. Sulla base dell'andamento dei voti finora scrutinati, i dipendenti Alitalia avrebbero scelto di rispondere con il NO all'intesa raggiunta tra azienda e sindacati.

Sulla base dei primi risultati a Milano sarebbe netta la prevalenza dei NO. A Malpensa sarebbero 278 contro 39 SI. Stesso andamento a Linate dove si sono contati 698 NO contro 153 SI. A Torino, invece, avrebbero vinto i SI, ma prevalendo solo di due voti.

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È successo con Fiat e, di nuovo, accade con Alitalia. I dipendenti della compagnia di bandiera sono chiamati ad approvare o meno il piano di salvataggio dell'azienda concordato tra sindacati e proprietà.

Il ministro Delrio, tanto per far fede alla chiarezza della solidarietà socialista che contraddistingue i governi di cui lui è soddisfatto di far parte, ha ribadito che non ci sono alternative. Nel caso che il piano non venga approvato, Alitalia quasi certamente fallirà. Stavolta il governo non intreverrà per salvarla. Evviva la sincerità.

L'unico aspetto che però in questa vicenda stona è l'utilizzo del termine referendum. I lavoratori sono chiamati a scegliere tra l'appovazione di un piano che ad alcuni, la maggioranza, consentirà di continuare a lavorare, mentre altri verranno licenziati.

Questo non è un referendum. La parola corretta è un altra e si chiama ricatto, perché chi è chiamato a dare il proprio voto, nella sostanza dei fatti, non ha scelta. Almeno coloro che sono sicuri di conservare il posto.

Per i 12mila lavoratori Alitalia si chiede oggi, entro le 16, la possibilità di esprimere il proprio parere sull'accordo sottoscritto il 14 aprile scorso al ministero dello Sviluppo economico da azienda e sindacati.

Qualunque sia il numero di votanti, l'accordo sarà ritenuto valido o nullo in base alla maggiornaza di voti espressi. Non è previsto un quorum.

Il pre-accordo prevede il licenziamento di 980 persone tra il personale di terra, il taglio delle retribuzioni dell'8 per cento ed il taglio del numero dei riposi (da 120 a 108) per il personale navigante, oltre all’applicazione ai nuovi assunti del contratto “cityliner” (meno oneroso per la compagnia).

Solo se sarà il sì a prevalere, il CdA varerà la manovra di ricapitalizzazione di Alitalia pari a circa due miliardi, ratificando l'accordo al ministreo, in una riunione tra azienda e sindacati fissata per giovedì 27 aprile.

In caso di vittoria del no, la compagnia di bandiera sarebbe messa in liquidazione con la nomina di un commissario straordinario per adempiere alle procedure di legge. In quel caso, difficile pensare che Alitalia possa continuare a volare.