Questi giorni di gelo hanno riportato in luce il problema delle precarie condizioni dei senza tetto, ma stavoltà c'è una novità, quello di cui prima non si parlava o se ne parlava sottovoce, ora ha assunto la dimensione della vera e propria notizia, e cioè che ci sono non pochi senza tetto che rifiutano il ricovero e anche il soccorso d' emergenza.

Le motivazioni sono diverse, c'è che rifiiuta di dormire nelle stazioni della Metro perchè vengono svegliati alla cinque quando iniziano a circolare i convogli, e chi rifiuta il dormitorio perchè la promiscuità fa paura (avvengono anche furti) e poi comunque la mattina presto si viene messi fuori.

Ma è tutto il programma di soccorso di emergenza che presenta il fianco a diverse critiche.

Un programma SERIO di risoluzione del problema dovrebbe prevedere prima di tutto un lavoro per chi lo cerca e una sistemazione definitiva, che non siano camerate di caserma, per chi di lavorare non è più in grado.

E invece si continua con la semplice "carità" - che non a caso viene definita "pelosa" - nel senso che serve più a chi la organizza che a chi la riceve, il quale, finito il piatto di rigatoni o scoccata l' ora fatidica, viene riconsegnato alla precarietà dell' esistenza di chi un tetto non ce l' ha.

Perchè la "carità", così come funziona oggi, serve più a chi la organizza che a chi la riceve ? Semplice perchè viene usata come specchietto per le allodole per sollecitare denaro, che per la maggior parte prende poi altre strade.