Non c'è dubbio che vi sia curiosità su che cosa si potranno dire, anche ufficialmente, Donald Trump e Papa Bergoglio.

Per Trump, questo viaggio iniziato con la prima tappa in Arabia Saudita, è quello inaugurale, il primo del suo mandato da Presidente e gli ha consentito di mettere in secondo piano, almeno per qualche giorno, il possibile scandalo di un intervento da parte di Mosca per fargli vincere le elezioni presidenziali del novembre scorso.

Vicenda su cui avrebbe continuato ad indagare il direttore dell'FBI James Comey, licenziato all'improvviso, secondo alcuni, proprio come atto di ritorsione per il suo impegno relativo a quella indagine, a cui si è aggiunta di recente l'altro scandalo della diffusione - da parte di Trump - di informazioni sull'Isis ritenute riservate al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in visita ufficile a Washington.

Un caos politico per il momento messo da parte a scaldare a bagno maria e che si riaccenderà in tutta la sua importanza non appena il tycoon newyorkese tornerà in patria. Senza dimenticare che, per la prima volta dal suo licenziamento, il 29 maggio sarà Comey a parlare davanti ad una commssione del Senato.

In Arabia, Trump ha annunciato la vendita di armi ai sauditi per 110 miliardi di dollari, enfatizzando l'accordo, tra l'altro estendibile, perché creerà migliaia di posti di lavoro. A Trump non è passato neanche per l'anticamera del cervello che i sauditi siano ritenuti, anche dagli stessi servizi di intelligence americani, finanziatori occulti di movimenti estremistici, senza dimenticare i loro pesanti attacchi militari in Yemen.

Ed è proprio questo il punto nodale. Da una parte Trump sta impersonando il perfetto esempio di coloro che vendono armi a chiunque per fare profitto, senza chiedersi l'uso che ne verrà fatto, dall'altra c'è un Papa che in encicliche, messaggi, omelie, angelus, interviste ha denunciato ripetutamente la vendita di armi oltre ad altre attività speculative della finanza finalizzate al solo accaparramento del denaro. Su che basi entrambi possano colloquiare rimane un mistero.

Mistero ancora più fitto se si considera anche che da una parte vi è un raffinato gesuita e dall'altra un uomo d'affari dai modi spicci, privo di cultura, che si esprime più o meno come un bimbo delle elementari. Sarà sicuramente un incontro "particolare"!

Dopo l'incontro con il Papa che inizierà alle 8.20, Trump si recherà al Quirinale dal presidente della Repubblica Mattarella e, successivamente, parlerà col presidente del consiglio Gentiloni per preparare il G7.

Trump arriva a Roma dopo la sua visita in Israele, in cui l'unica concessione fatta alla destra israeliana è la visita al muro del pianto, la prima volta per un presidente USA, che si trova nel territorio occupato di Gerusalemme Est, senza però che Netanyahu lo potesse accompagnare. Però, rispetto a quanto promesso in campagna elettorale, l'ambasciata americana per ora rimarrà a Tel Aviv e non sarà spostata a Gerusalemme e non ci sono state neppure dichiarazioni su coloni e Cisgiordania.

E per contrappeso, generiche sono state pure le parole di Trump sulla pace in medio oriente nell'incontro avuto oggi a Betlemme, prima di partire, con Abu Mazen.