Domenica si è svolta la convenzione Partito Democratico dove sono stati presentati i risultati delle consultazioni nei circoli PD, per scegliere i candidati che dovranno partecipare alle primarie per eleggere il nuovo segretario del partito.

I candidati che possono partecipare alla primarie sono al massimo tre e tre erano i candidati in lizza. Il voto era giustificato dal fatto che, in base al regolamento, un candidato deve ottenere almeno il 5% delle preferenze per poter accedere alle primarie.

Dato che è stato soddisfatto ampiamente da Matteo Renzi che ha stavinto le consultazioni. Positivamente da Andrea Orlando che, seppur staccato, è arrivato dietro a Renzi con un quarto delle preferenze dei votanti. Invece, per il rotto della cuffia da Michele Emiliano.

Ma è un risultato che non deve stupire. Renzi ha militarizzato il PD e nei circoli la militarizzazione, che corrisponde a interessi clientelari di vario genere verso i quali Renzi ha mostrato in passato una certa attenzione, non può che tradursi in fedeltà al capo, specie se ti può assicurare uno stipendio.

Nell'occasione della convenzione i candidati hanno presentato la loro mozione.

Andrea Orlando ha criticato pesantemente la precedente gestione della segreteria ed il metodo con cui Renzi ha governato. Non un intervento fuori tema, dato che la persona era la stessa e costantemente ha confuso i due ruoli.

Andrea Orlando ha auspicato la necessità di tornare a parlare a tutti e non solo a una parte della società. E soprattutto di tornare a parlare a coloro che una volta votavano PD per votare a sinistra e adesso vedono il partito come un partito esclusivamente di centro. Inoltre, Orlando ha sottolineato anche la necessità di tornare a decidere insieme, perché le riforme se si fanno in automomia alla fine risultano sbagliate e non durano.

Una descrizione di Renzi segretario e Renzi presidente, quella fatta da Orlando, completamente negativa. Ed Orlando era ministro della Giustizia del governo Renzi. Incarico che continua ad occupare anche con Gentiloni.

Michele Emiliano, in uno stile diverso, ha detto le stesse cose. L'unica differenza è la necessità, secondo lui, di dialogare con i 5 Stelle che vede come uno dei principali rifugi di coloro che non votano più a sinistra e che prima votavano, o avrebbero votato, PD.

Emiliano che si è seriamente infortunato ad un piede, ha da poco subito un'operazione ed è ancora convalescente. Quindi, ha partecipato all'evento inviando un video.

Quando è stata la volta di Matteo Renzi, la sostanza dell'evento è cambiata. Il suo discorso non era quello di un candidato che aspira a guidare il partito, ma di un politico designato premier che indica il programma di governo e sottolinea i problemi degli avversari ed i motivi per cui alle politiche non possono esser votati.

Insomma, Matteo Renzi dà per scontato di aver già vinto le primarie per diventare segretario e si prepara già ai comizi della campagna elettorale a cui parteciperebbe come premier. E le parole da lui pronunciate erano, per l'appunto, quelle di un comizio e si possono riassumere in questi termini: l'Europa deve fare ciò che dice l'Italia, Grillo è un pregiudcato, i 5 Stelle sono incapaci e oltretutto non sanno che cosa sia la democrazia a cominciare dal modo in cui scelgono i loro candidati.

A chiunque abbia detto che il Renzi attuale sia diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere, va ribattuto che non è così. Il Renzi attuale è lo stesso identico personaggio innamorato di se stesso, patologicamente bugiardo, minacciosamente rancoroso, tronfio e arrogante oltre il buon gusto, con una sola differenza rispetto al passato... è ancora più grasso!