"Negare la religione del Leopardi è negare la sua poesia, che è preghiera cui nessuno risponde, ricerca senza alcun risultato, accusa che cade nel vuoto. Il rifiuto del poeta di credere è provocazione a Dio perché si riveli. Di fronte alle illusioni di questa e dell'altra vita, la sua religione diviene angoscia, smarrimento, solitudine: tutto è destinato allo scacco. Unica realtà rimane la morte. E tuttavia l'opera poetica del Leopardi è una delle più alte e commoventi testimonianze religiose del nostro Ottocento. Dio è allo stesso tempo la sua aspirazione più profonda e il bersaglio delle sue invettive. Leopardi è un cristiano che non sa credere in Dio."

Questo è ciò che pensava don Divo Barsotti di Giacomo Leopardi e ciò che aveva riassunto nel suo libro La Religione di Giacomo Leopardi.

Sacerdote inquieto, teologo, studioso raffinato, scrittore, intellettuale, fondatore della Comunità dei Figli di Dio, la figura di Don Divo Barsotti, venuto a mancare nel 2006, sebbene non molto conosciuta, è sicuramente importante all'interno del mondo cattolico italiano.

Oggi è tornato agli onori della cronaca per la sua "passione" per Leopardi in cui aveva intuito "un cristiano che non sa credere in Dio" riconoscendo nell'opera del poeta di Recanati una fede nascosta o negata al di là dell'evidenza.

Un'intuizione oggi confermata da Nicola Storti, addetto all’Archivio Segreto Vaticano, che è giunto alla conclusione — attraverso il rinvenimento di alcuni importanti documenti tra cui una una lettera che attesta la sua amicizia con il padre gesuita Francesco Scarpa, suo confessore — che Giacomo Leopardi, nell'ultimo periodo della sua vita, ritornò alla fede della Chiesa e che la sua morte è stata una morte cristiana.

Questo è quanto sostenuto in un articolo di Civiltà Cattolica a firma di Giuseppe Bortone, pubblicato nel quaderno 4003 della rivista dei Gesuiti.

D'altronde, come ricordato nello stesso articolo, anche Giuseppe Ungaretti, che studiò approfonditamente Leopardi, dette un giudizio del poeta in linea con la scoperta di Nicola Storti: «Egli è molto più cristiano del Petrarca, forse il più grande cristiano che ci sia mai stato: ama perdutamente il prossimo.»