Sadiq Khan, 45 anni, laborista, musulmano di origini pachistane, è il nuovo sindaco di Londra, Ha ottenuto 1.310.143 voti, pari al 57%, contro i 994.614 (43%) del suo principale antagonista, il conservatore milionario ed ecologista Zac Goldsmith, diventando così il politico eletto con il maggior numero di preferenze nella storia della Gran Bretagna. E' il primo sindaco musulmano di Londra, il primo di tutte le capitali dell'Unione Europea, proprio in un momento in cui in molti paesi europei xenofobia ed islamofobia stanno crescendo in modo allarmante.

Le origini
Khan, nato a Tooting, un sobborgo nella zona a sud-est di Londra, è il quinto di otto figli di un autista di autobus e di una sarta, arrivati dal Pakistan. La famiglia ha vissuto a lungo in una casa popolare e proprio l'edilizia popolare è stato uno degli elementi principali del programma del nuovo sindaco. Data l'impossibilità di accedere a scuole private per ragioni economiche, ha frequentato scuole pubbliche. Laureatosi in legge, a 27 anni diventa socio di uno studio legale, che si occupa di difesa dei diritti umani. Nel 2005 viene eletto in parlamento, nella circoscrizione di Tooting. E' stato anche ministro dei Trasporti nell'ultimo anno di governo di Gordon Brown.

Una campagna elettorale molto accesa
La vittoria di Khan ha fatto seguito ad una campagna elettorale molto accesa, per merito, o demerito, di Goldsmith, che ha ripetutamente definito il suo avversario "pericoloso" e "sostenitore degli estremisti". La società di pubbliche relazioni che ha curato la campagna di Goldsmith ha provveduto anche ad inviare dei volantini alle famiglie di origine Hindu, Sikh e Tamil, che storicamente nutrono una forte rivalità nei confronti dei pachistani, descrivendo Khan come un pericolo. Pensando che questo non fosse sufficiente, ha mandato anche una lettera in cui si sosteneva che il partito laborista aveva intenzione di mettere una tassa sui gioielli in oro, che molte famiglie indiane possiedono per tradizione.
Anche l'attuale ministro degli Interni, Theresa May, aveva voluto dire la sua, sostenendo come fosse inopportuno, in un momento in cui è grande il pericolo di attacchi terroristici, far governare Londra da uno che in passato, nella sua qualità di avvocato sostenitore dei diritti umani, ha difeso molti estremisti.

Le promesse elettorali 
I laboristi si sono aggiudicati 12 dei seggi dell'assemblea cittadina, otto sono andati ai conservatori, due ciascuno al partito dei verdi ed all'Ukip di Farage. Questo dovrebbe consentire al nuovo sindaco di poter attuare il suo programma, compito non facile in una metropoli di otto milioni di abitanti, soprattutto quando i poteri del primo cittadino, che pure può disporre di un budget di 16 miliardi di sterline, si limitano alla gestione della polizia, dei trasporti e dei più importanti progetti edilizi.
Khan ha promesso di dare soluzione alla crisi abitativa di Londra, impegnandosi a far sì che almeno meta della nuove case abbiano un prezzo realmente accessibile e mettendo in pratica misure contro gli affitti esorbitanti. Ha intenzione di pedonalizzare Oxford Street, una delle principali arterie londinesi e paradiso dello shopping, e di migliorare la qualità dell'aria. Ha promesso anche di mantenere inalterate le tariffe dei mezzi pubblici per i prossimi quattro anni, un argomento cui moltissimi pendolari sono stati sensibili.

Una buona notizia per Corbyn
La vittoria di Khan è stata un sollievo anche per il leader del partito laborista, Jeremy Corbyn, che in questa tornata elettorale in cui si è votato, oltre che per molti consigli comunali inglesi, anche per i parlamenti di Scozia e Galles, ha dovuto registrare parecchie battute di arresto, anche se il risultato globale dei laboristi non è stato così disastroso come molti si aspettavano. Complessivamente il partito di Corbyn può contare su un maggior numero di voti rispetto ai conservatori, anche se la differenza fra i due partiti è di un solo punto percentuale.
Molti osservatori hanno visto nella vittoria di Khan, favorevole a che la Gran Bretagna rimanga all'interno dell'Unione Europea, al contrario di Goldsmith, sostenitore della Brexit, come un segnale delle intenzioni di voto dei londinesi in occasione del prossimo referendum.