Tra le contraddizioni del mondo odierno, da registrare anche quella che viene dal Giappone. In molti paesi la gente muore suicidandosi per la mancanza di lavoro. In Giappone, invece, accade l'esatto contrario: la gente si uccide perché lavora troppo.

Non è che le aziende giapponesi vogliano soltanto ottimizzare i guadagni, aumentando le ore di lavoro dei propri dipendenti... o perlomeno non è questa il motivo.

Il motivo è da attribuirsi nel cercare di pretendere la massima capacità produttiva dai propri dipendenti perché il numero dei lavoratori giapponesi è inferiore alla richiesta delle aziende, specie quelle fino a 500 dipendenti che, lo scorso anno, hanno richiesto oltre 1 milione di nuove posizioni.

Il problema è dovuto al fatto che in Giappone il numero di persone in età lavorativa, dopo aver raggiunto il picco nel 1995 con 87 milioni, da allora è in calo, tanto che per l'anno in corso il loro numero è calcolato a 76 milioni.

Per questo, l'aumento della produttività richiesto ai dipendenti... ma non solo. L'altra strada intrapresa dalle aziende giapponesi è quella di affidarsi sempre di più ai robot per svolgere mansioni in precedenza svolte da persone.

Come l'Italia, anche l'economia giapponese è basata su aziende di piccola e media grandezza ed a queste, che finora hanno fatto poco ricorso alla robotica, si rivolgono produttori come Kawasaki con soluzioni - hardware e software - adattabili alle loro esigenze in un vasto campo di applicazioni, tra cui l'industria alimentare.