In attesa di conoscere l'esito del voto sulla proposta di modifica del codice etico dei 5 Stelle, Beppe Grillo, sempre dal suo blog, ha pensato bene di manter viva l'attenzione sul proprio Movimento pubblicando l'ennesimo post.

Stavolta, il tema è quello delle notizie false. Un riassunto del post? Tutti dicono che le notizie false sono promosse su Internet, mentre la tesi di Grillo è che i principali allevatori di bufale siano giornali e tg "con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate".

La soluzione proposta da Grillo contro costoro? "Non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali.

Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo. Così forse abbandoneremo il 77° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa."

In attesa di conoscere quali siano gli strumenti e i parametri con cui tali cittadini potranno essere messi in condizione di esercitare il loro ruolo di giudici popolari della veridicità delle notizie, Enrico Mentana è stato il più lesto a rispondere al comico genovese e lo ha fatto in questi termini: «In attesa della giuria popolare chiedo a Grillo di trovarsi intanto un avvocato.

Fabbricatori di notizie false è un'offesa non sanabile a tutti i lavoratori del tg che dirigo, e a me che ne ho la responsabilità di legge. Ne risponderà in sede penale e civile.» Neppure Maurizio Crozza, nonostante tutto il suo impegno, era riuscito a far arrabbiare così tanto l'anchorman nostrano.

Ma, a parte lo strascico giudiziario oltre alla "singolarità" della soluzione antibufala, Grillo ha torto o ha ragione nell'affermare che i media "ufficiali" siano i primi fornitori di notizie false?

Prendiamo l'ANSA e la notizia pubblicata dall'agenzia sull'identità dell'attentatore di Istanbul che ha compiuto la strage la notte di capodanno. A fine mattinata, l'attentatore era stato identificato come Ihake Mashrapov. Notizia certa, tanto da meritare la foto del passaporto del "colpevole" con i relativi dati anagrafici a fianco.

Successivamente, Mashrapov, in un'intervista all'agenzia kirghisa Akipress, nega qualsiasi coinvolgimento. I turchi lo avevano fermato all'aeroporto di Istanbul per la sua somiglianza con l'attentatore, ma poi lo avevano lasciato andare.

Nel frattempo, però, la moglie di Mashrapov, che dall'ANSA continua ad esser definito "presunto autore della strage di Istanbul" è stata arrestata. Lo riferisce dalla Turchia la corrispondente della ITV Sally Lockwood, che cita fonti della polizia. Non solo. Dall'ANSA viene pure riportato un virgolettato in cui la donna dice di non aver mai saputo che suo marito fosse un simpatizzante di Daesh!

A chi legge, come possibile futuro giudice popolare, il compito di decidere se l'ANSA abbia pubblicato o meno una notizia falsa o bufala che dir si voglia.