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Terza parte

Devo ammettere che io gli americani non li capisco proprio. I primi dubbi che qualcosa non funzionava per il verso giusto cominciai ad averli in uno dei miei primi viaggi negli Stati Uniti, quando, prima dell'imbarco, mi fu sottoposto, come agli altri passeggeri, un questionario in cui, fra le altre cose, mi si chiedeva se ero un mafioso.

Davvero pensavano che qualcuno avrebbe spuntato quella casella? Un mafioso può mai preoccuparsi di una falsa autocertificazione? Ma, del resto, hanno anche manifestato contro Obama, che voleva dar loro l'assistenza sanitaria gratuita. Perché stupirsi? Certo, non sono tutti così. A Boston abita anche Noam Chomsky!

Completato l'invio delle mie controdeduzioni a fronte degli inesistenti copyright, vengo informato che i titolari hanno tempo 30 giorni per rispondere. Qualora non lo facciano il copyright viene rimosso. Dopo 2 (due) giorni, ricevo alcune email da YouTube, in cui mi si dice che Tizio e Caio, titolari del copyright su alcuni brani musicali del mio video, non hanno risposto entro 30 giorni e, quindi, le loro attribuzioni sono state rimosse. Sbagliare nell'applicare la tecnica dell'acoustic fingerprint è una cosa, sbagliare a contare un'altra. Non capisco, ma va bene lo stesso. 

Dopo un paio di settimane anche una società tedesca riconosce che le attribuzioni sono errate, ma lo fa di due brani su tre. Avrei potuto fare appello, ma correvo un grosso rischio. Secondo le incomprensibili regole di YouTube, se fai appello e la sentenza, emessa sempre dalla tua controparte, è negativa, rischi di ricevere la punizione più tremenda che si possa immaginare: lo strike. Se ricevi uno strike sul tuo account il tuo video viene rimosso e sei considerato come una sorta di appestato dalla cosiddetta YouTube Community. Se, poi, ne ricevi due, ti mettono dei chiodi sulla porta e non entri più (tradotto: ti chiudono l'account).

Ho pensato fosse meglio non rischiare un appello e, trovata l'email della società tedesca, ho fatto presente che forse c'era stato un errore. Lo hanno riconosciuto, sostenendo di aver premuto il pulsante sbagliato (mah!), ed hanno rimosso anche la terza attribuzione.

Ne rimanevano ancora due, della Sony, che se ne è fregata altamente ed ho dovuto attendere 30 giorni, affinché anche le due ultime attribuzioni fossero rimosse. Grande! Evidentemente avevo ragione io!

Un po' emozionato, mi preparo a "mandare in onda" il mio video. Apro un account di AdSense per inserire la pubblicità. Ne metto il meno possibile e, soprattutto, la metto in modo da non interrompere un'esecuzione a metà, e rendo pubblico il video, fino ad allora privato, cioè visibile solo a me. Tutto a posto? No!

Dopo una decina di minuti, mi ricordo di aver visto che in alcuni video simili, erano stati inseriti dei link, che puntavano all'inizio dei vari brani. Mi sembrava una buona cosa, una servizio in più agli utenti, anche se si fosse trattato di quelli che studiavano e si rilassavano.

Mi c'è voluto un po' di tempo per capire come fare, e molto più tempo e pazienza per farlo, dato che erano parecchi brani. Una volta finito... 

Fine della terza parte. Continua...