Per le feste, si sa, le notizie latitano, in compenso, però, le interviste abbondano. Tra quelle di questo 2 giugno spiccano quella a Roberto Benigni da parte del direttore emerito di Repubblica, Ezio Mauro, e la "chiacchierata" tra Renzi e il direttore de il Foglio, Claudio Cerasa. In entrambi i casi è stata la Costituzione l'argomento principale.

Renzi, ormai, ne ha fatto la sua bandiera. Tanto è essenziale modificare la Costituzione per la sua azione di Governo che, qualunque sia l'occasione di parlare gli italiani, ne approfitta per fare campagna per promuovere il Sì al referendum confermativo che si svolgerà tra quattro o cinque mesi.

Il repertorio per i prossimi 150 giorni ormai lo conosciamo già, ma Renzi non deve esserne convinto, così, complice Cerasa, ce lo ha ripetuto pure quest'oggi: «Adesso siamo a un bivio: se passa la riforma, finisce il tempo degli inciuci. Se non passa torniamo nella palude. E visto che tutti i cittadini dichiarano a parole di non volere la palude, io sono fiducioso che vinceremo bene. Ma se ciò non avvenisse, che resto a fare in politica? Non sono come gli altri, io. Se il referendum andrà male continuerò a seguire la politica come cittadino libero e informato, ma cambierò mestiere.»

Però, ad onor del vero, una piccola variazione nel repertorio c'è stata. Infatti, questa volta Renzi non si è accontentato di minacciare o di auspicare, a seconda delle preferenze, il suo ritiro dalla politica, ma ha pure decretato, in caso della vittoria del Sì, il fallimento della strategia del Movimento 5 Stelle.

Ma, in fin dei conti, Renzi non ha fatto che ripetere il mantra del PD, i cui membri, costantemente e quasi ottusamente anche quando l'occasione non lo prevederebbe, invitano a votare Sì ad un referendum la cui data non è stata ancora annunciata e a denigrare il Movimento 5 Stelle, quello che loro considerano il principale avversario politico. Pertanto, niente di nuovo sul fronte del PD.

Invece, qualche piccola sorpresa, sempre relativa al referendum costituzionale, arriva dal fronte dello spettacolo. Dopo l'appello di ieri al Sì da parte di scrittori e registi, oggi, nella sua intervista a Repubblica, arriva anche il Sì di Roberto Benigni che in precedenza aveva espresso sull'argomento, molti dubbi in proposito: «Ho dato una risposta frettolosa dicendo che se c'è da difendere la Costituzione col cuore mi viene da scegliere il No. Ma con la mente scelgo il Sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il No, voterò Sì.» Chiaro, no? O meglio, Sì.

Ed anche Benigni è abile e arruolato nell'esercito del Sì. E come poteva essere altrimenti? Tra qualche ora dovrà fare una trasmissione in tv su Rai 1 per celebrare il 2 giugno, in prima serata, parlando proprio della Costituzione: La più bella del mondo. Origini e storia, aneddoti e racconti del comico toscano senza tralasciare la satira sugli esponenti politici.

Questo il titolo e l'argomento dello spettacolo di Benigni. Difficile pensare che Renzi e il PD, che hanno denunciato la trasmissione Ballarò all'Authority garante delle comunicazioni perché i loro rappresentanti non sarebbero più stati invitati da molto tempo, concedessero il placet al comico più famoso d'Italia per fare una trasmissione sulla rete ammiraglia della Rai sull'argomento chiave della loro attività e della loro comunicazione politica se Benigni non avesse prima, ed in forma ufficiale, pronunciato il suo giuramento di fedeltà al volere del capo della Rai. Perché Renzi, in qualità di capo del Governo, tra una battuta e l'altra, è diventato anche il padrone della televisione pubblica.

Infine, per essere certo del suo completo sdoganamento, Roberto Benigni non ha mancato neppure di fare campagna pro PD per le prossime amministrative: «Penso che Roma sia magnifica, e che si possa raddrizzare. Dovendo scegliere una persona per bene, dopo gli scandali, penso che Giachetti sarebbe un buon sindaco. Quanto a votare, ci vado sempre. Ognuno di noi ha più potere di quel che pensa, e io non lo butto via.»

Ma ad onor del vero, un sussulto di dignità il povero Benigni è riuscito ad esprimerlo. Alla domanda se prenderebbe in braccio Renzi come aveva fatto con Berlinguer, ha risposto in questo modo: «Io ho qualche anno in più, lui qualche chilo di troppo. Diciamo che entrambi non abbiamo il fisico per farlo.» Avrà osato troppo?