Da quando è iniziata la sanguinosa campagna militare di Israele, nella Giornata mondiale della libertà di stampa, è opportuno ricordare chei giornalisti di Gaza rischiano la vita per condividere con il mondo i loro reportage.

ActionAid ha intervistato numerosi giornalisti presenti nella Striscia, come Majdy Fathi, 43 anni, fotoreporter di Gaza City, che racconta: "La sfida più grande che ho affrontato è che [l'esercito] israeliano non fa distinzioni... Non c'è protezione per noi, né rispetto delle convenzioni che stabiliscono di evitare o di colpire i giornalisti in tempo di guerra". 

Secondo le Nazioni Unite, a Gaza negli ultimi sette mesi  sono stati uccisi più di 122 giornalisti. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) riferisce che più di tre quarti dei giornalisti uccisi nel 2023 sono morti a Gaza. Dato che ai media stranieri è stato quasi del tutto impedito di entrare a Gaza, se non come inviati a seguito delle forze israeliane, i giornalisti palestinesi hanno agito come occhi e orecchie del mondo negli ultimi sette mesi, testimoniando l'impatto della crisi sulla vita della gente comune e rivelando prove di potenziali crimini di guerra. Tuttavia, oltre a subire il pericolo quotidiano degli attacchi aerei, i giornalisti sono stati deliberatamente presi di mira, in quello che sembra essere un tentativo di metterli a tacere.  

In un video messaggio, la giornalista Madlin Shaqaleh, 39 anni, ha dichiarato ad ActionAid: "La sfida più grande per noi è che abbiamo perso le nostre case e i nostri cari. Ho perso mia sorella e mia nipote e non ho potuto vederla né dirle addio. Questa è stata una grande sfida che mi ha fatto decidere di continuare la mia carriera giornalistica e di parlare della sofferenza dei giornalisti e della nostra sofferenza come cittadini e delle circostanze in cui viviamo, che sono davvero eccezionali. Le persone mi chiedono: perché continui ancora a lavorare? Ma io sento che, anche se un giorno mi aspetterà la morte, devo dar seguito al mio percorso, al messaggio, alla mia profonda fede e alla mia causa".  

Anche in Cisgiordania, dal 7 ottobre, secondo le Nazioni Unite, i giornalisti hanno subito sempre più molestie e intimidazioni. 66 sono stati arrestati, ha dichiarato la Palestinian Prisoner's Society

ActionAid chiede che vengano accertate le responsabilità per i giornalisti presi di mira nei Territori Palestinesi Occupati.  

Riham Jafari, coordinatrice delle attività di advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: "Se non fosse per l'eroismo e il coraggio dei giornalisti palestinesi che lavorano in condizioni incredibilmente pericolose e difficili, il mondo sarebbe quasi del tutto all'oscuro della terribile situazione a Gaza. Le autorità israeliane devono consentire ai reporter internazionali un accesso libero e senza restrizioni a Gaza e garantire la sicurezza a tutti i giornalisti. L'entità della crisi è schiacciante: è necessario un cessate il fuoco immediato e permanente, per porre fine alle uccisioni e consentire l'ingresso di aiuti nel territorio". 

I giornalisti palestinesi che raccontano ogni giorno quanto sta avvenendo a Gaza sono stati nominati per il 2024 vincitori del Premio Mondiale per la Libertà di Stampa che l'UNESCO ha titolato a Guillermo Cano, in base alla raccomandazione di una giuria internazionale di professionisti dei media. La cerimonia di premiazione si è tenuta il 2 maggio a margine della Conferenza mondiale sulla libertà di stampa a Santiago del Cile.

Queste le parole del presidente della giuria, Maurizio Weibel: "In questi tempi di oscurità e disperazione, desideriamo condividere un forte messaggio di solidarietà e riconoscimento a quei giornalisti palestinesi che stanno coprendo questa crisi in circostanze così drammatiche. Come umanità, abbiamo un enorme debito nei confronti del loro coraggio e del loro impegno per la libertà di espressione".
Questo il commento di Audrey Azoulay, direttrice  generale dell'UNESCO:

"Ogni anno, il Premio UNESCO/Guillermo Cano rende omaggio al coraggio dei giornalisti che affrontano circostanze difficili e pericolose. Anche quest'anno il Premio ci ricorda l'importanza dell'azione collettiva per garantire che i giornalisti di tutto il mondo possano continuare a svolgere il loro lavoro essenziale di informazione e indagine".



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