Il criminologo Vincenzo Musacchio: “Non ci si meravigli, nei trent’anni di educazione alla legalità nelle scuole, questi episodi non sono rari. La colpa di quanto accaduto è anche nostra”.

 Sicuramente occorre fare una complessa e profonda riflessione su un applauso fatto da ragazzi giovanissimi quando i killer, in una rappresentazione cinematografica, uccidono il giornalista Giancarlo Siani.

Bisogna in primis comprendere perché è accaduto un fatto simile, non possiamo far finta di nulla. Al tempo stesso però dobbiamo chiederci quanto abbiamo fatto noi (lo Stato, la Chiesa, la scuola, la famiglia, l’associazionismo) perché un fatto simile non accadesse? Cosa stiamo dando a questi giovani come alternativa alla continua esaltazione del mondo del crimine?

Teniamo bene a mente che molti di questi giovani sono reclutati in quartieri ad alta disoccupazione in cui vige da sempre la regola del più forte, della violenza, provengono da famiglie disagiate, spesso, hanno abbandonato la scuola. Questi giovani sono affascinati dal carisma dei boss mafiosi, i quali ai loro occhi sono ritenuti più forti dello Stato che è incapace di contrastarli.

Il boss mafioso, per questi giovani, diventa un modello da imitare, una persona di cui fidarsi. Riflettiamo anche sulle rappresentazioni dei media dove c’è l’esaltazione del criminale di turno e la preponderanza della prevaricazione come indice di successo. Questo genere di film va spiegato e commentato.

Va detto ai ragazzi che quei criminali così esaltati alla fine o muoiono o marciscono in carcere. Se si applaude all’assassinio di chi lotta per la verità e la legalità vuol dire che quei ragazzi sono stati abbandonati a se stessi. Dobbiamo spiegare e raccontare che se c’è chi spara, dall’altra parte c’è lo sparato e di lui che dobbiamo parlare spiegando chi era e cosa ha fatto.

Questi ragazzi non vanno demonizzati, a loro va spiegato che esiste altro oltre al crimine e a una vita spesso ai margini della società. Siamo noi, è lo Stato, che abbiamo l’obbligo morale e materiale di recuperarli e di renderli consapevoli delle scelte che dovranno fare nel corso della loro vita. Dove i ragazzi sono abbandonati al loro destino lì lo Stato non c’è o se c’è non fa il proprio dovere!

Vincenzo Musacchio è criminologo forense ed investigativo, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.